In ricordo di Eugenio Muzio
A cura di Guido Moretti
Ho conosciuto Eugenio Muzio all'inizio degli anni 70 del secolo scorso quando tutti e due cominciavamo ad occuparci di trasporti merci, lui prevalentemente ferroviari, io stradali. Devo dire che malgrado ci sia sempre stata una divergenza di vedute tra i fautori delle due modalità tutti e due la pensavamo allo stesso modo su quelli che sono i problemi irrisolti del trasporto merci in Italia. Ma non è dell'Ing Muzio che voglio parlare, ma del mio amico Eugenio. Sicuramente non aveva un carattere malleabile, ma era molto “fumantino” e portato a scattare quando qualcosa non gli andava a genio. Durante le nostre telefonate, praticamente quotidiane, ascoltava con grande attenzione le mie osservazioni, rivolte a smussare gli angoli, e poi metteva regolarmente in pratica quanto da noi concordato. A questo riguardo, mia moglie che sentiva le nostre telefonate ci chiamava i “cospiratori.”
Aveva però una grandissima generosità d'animo ed un grandissimo senso dell'amicizia, basti pensare a quanto si è speso durante la Sua presidenza del Propeller e all'idea di istituire la borsa di studio per ricordare un altro grande amico Erminio Borloni.
Coltivava con grandissima passione il terreno della Sua casa in Liguria anche se devo dire, per scrupolo, che i risultati non erano certamente in riga con la fatica e le energie spese, ma la Sua passione per la terra ed il mare compensavano le Sue aspettative.
Era un grande amante della vela, aveva partecipato a parecchie edizioni della Barcolana, la regata che richiama a Trieste più di 1000 imbarcazioni ogni anno, e per me è sempre stato un mistero come facesse uno con il Suo carattere ad andare per mare a vela dove le doti principalmente richieste sono di calma e pazienza.
Amava moltissimo il rugby, da giovane lo aveva praticato a livello agonistico nel massimo campionato.
Mi ricordo moltissimo dei nostri viaggi, fatti con le mogli, e delle avventure che ci sono capitate, come quella volta che abbiamo preso un terribile acquazzone nel deserto Tunisino e gli indigeni non ci volevano fare ripartire perché erano convinti che fossimo “i signori della pioggia”.
Quindici giorni fa non mi ha risposto al telefono e sulle prime ho pensato che, essendo ricoverato dopo l'operazione, stesse riposando poi che il telefono fosse guasto ma poi ho saputo che si era aggravato fino alla terribile notizia di mercoledì scorso.
Ancora tutti i giorni, inconsciamente, aspetto la Sua telefonata, ma visto che non arriva prendo il telefono per chiamarlo ma improvvisamente mi ricordo di quanto è successo e del fatto che non ci saranno più queste nostre conversazioni da “cospiratori” e mi prende una grandissima tristezza e sale un grosso nodo in gola.
Ciao Eugenio, ciao amico mio. Sono sicuro che in questo momento stai progettando un treno- container per collegare due galassie dell'Universo.