Via Cornalia 19
20124 Milano – Italia

«Dove abbia visto Landini, in giro per l'Italia negli ultimi due mesi, tutti questi tir, treni merci, navi o aerei full cargo che trasportavano merci rifornendo industrie floride o negozi aperti e pieni, resta per noi un mistero. Evidentemente gli è sfuggito il lockdown».

Queste la parole di Guido Nicolini, presidente della confederazione della logistica e dei trasporti, che risponde così al segretario della Cgil. In un’intervista a la Stampa, il leader sindacale si era infatti detto favorevole all’esenzione del pagamento dell’Irap decisa dal governo per le «aziende che hanno subito una riduzione del fatturato», ma si era anche chiesto perché «non farla pagare a chi invece, anche durante il lockdown non solo non ha subito flessioni nei ricavi, ma li ha addirittura aumentati». Dal suo punto di vista gli incrementi ci sarebbero infatti stati in «molti settori, dall’agroalimentare alla logistica».

Ma Nicolini è di parere diverso: «Mi pare evidente che Maurizio Landini non sappia di cosa parla, visto che il sistema portuale ha perso il 25% dei volumi, l'autotrasporto il 50%, le imprese di spedizioni internazionali il 40%, il cargo aereo addirittura il 70%, il cargo ferroviario il 35%».

Che poi aggiunge: «Per fortuna le rilevazioni dei transiti dei nostri vettori e dei volumi che essi trasportano, nel nostro Settore, sono comunicate da fonti pubbliche ed istituzionali e cioè le Autorità di Sistema Portuale, RFI, che gestisce la rete ferroviaria, Autostrade, l'Enac».

Per Nicolini, è fondamentale aggiungere che «tutti i principali e più autorevoli istituti di ricerca economica prevedono un calo del settore trasporti e logistica, su base annua 2020, stimabile tra il 18 ed il 25%. Tradotto in numeri: l'import / export nazionale conoscerà una contrazione di 90 milioni di tonnellate di merci, causata dalle crisi di produzione industriale e dei consumi, e le 95 mila imprese che compongono il settore perderanno oltre 17 miliardi di euro di fatturato».

Fonte: https://ferrovie.info/

Genova - Due mesi di stop quasi completo, con le entrate praticamente azzerate e i costi elevati che vanno comunque sostenuti: dai marittimi a bordo, ai servizi minimi per mantenere le navi. Gli armatori italiani stanno lottando in alcuni casi persino per la sopravvivenza, ma l’ultima battaglia da combattere è politica

Genova - Due mesi di stop quasi completo, con le entrate praticamente azzerate e i costi elevati che vanno comunque sostenuti: dai marittimi a bordo, ai servizi minimi per mantenere le navi. Gli armatori italiani stanno lottando in alcuni casi persino per la sopravvivenza, ma l’ultima battaglia da combattere è politica. Il decreto Rilancio del governo «ci ha dimenticati, non c’è niente di quello che avevamo chiesto all’esecutivo» hanno tuonato per una volta all’unisono le due associazioni di categoria, Confitarma e Assarmatori. In ballo ci sono le migliaia di posti di lavoro generati dal settore (per l’Istat sono 38 mila i comunitari che lavorano su navi italiane), i lavoratori a terra e indirettamente anche i tanti operai che affollano i bacini dei cantieri navali. Il conto è salatissimo. Solo la merce ha potuto viaggiare per mare, i passeggeri sono invece rimasti a casa. La chiusura delle isole è stata decisa per creare una barriera naturale al virus. Navi ferme, ma equipaggi da pagare. E per le crociere è stato un disastro: Costa, la compagnia che fa parte del gruppo Carnival, è stata costretta a fare ricorso alla cassa integrazione. Ieri il boss americano Arnold Donald ha annunciato altri sacrifici «inevitabili, ma dolorosi» in attesa di poter ripartire. In fondo il colosso brucia ogni mese quasi un miliardo di dollari di cassa e per sopravvivere è costretto a tagliare. Per questo ieri il numero uno di Federlogistica Luigi Merlo ha tuonato: «Il governo ha ignorato il settore delle crociere e adesso a rischio ci sono 120 mila posti di lavoro». Nel conto finiscono anche i dipendenti dei cantieri navali: se le compagnie sono in crisi, non si costruiscono più navi e i bacini rischiano di rimanere vuoti. Il lockdown ha colpito e rischia di affondare molte compagnie.

Tirrenia riceverà una proroga per la convenzione da 72 milioni di euro in scadenza per la continuità territoriale, ma le acque per il gruppo Onorato che controlla anche l’ex flotta di Stato, sono agitate e nel pieno dell’emergenza pandemia, c’era stato anche il sequestro dei conti correnti per le rate non pagate alla bad company sopravvissuta alla gestione pubblica. E gli armatori su questa unica mossa del governo, hanno anche litigato: Confitarma non vede di buon occhio quella manovra e si è chiesta se i 72 milioni “prorogati” a Tirrenia (che fa parte dell’associazione concorrente) non avessero drenato risorse «destinate invece all’intero settore». Il governo nel decreto Rilancio ha previsto invece 26 milioni di euro per gli ormeggiatori, ma delle richieste delle associazioni degli armatori non c’è traccia. Il mancato incasso per lo stop imposto alle navi, era tra i primi punti della lista inoltrata da Assarmatori all’esecutivo: ci sono soldi per il trasporto aereo e per le ferrovie. Non ci sono per le navi.

Nell’elenco c’era anche la decontribuzione per i 3.000 marittimi delle compagnie che effettuano cabotaggio, come avviene per il Registro Internazionale e il sostegno al reddito per gli equipaggi rimasti a casa per colpa della crisi innescata dalla pandemia: serve una misure alternativa e a supporto del fondo Solimare, hanno scritto più volte gli armatori al governo che dovrebbe averli accontentati però sulle Zone economiche speciali e gli sgravi che garantiscono così da poter riprendere meglio e più velocemente gli scambi. La grande battaglia era stata invece combattuta sull’abolizione delle tasse di ancoraggio nei porti. Misura che avrebbe permesso agli armatori di risparmiare, per la quale il numero uno di Confitarma Mario Mattioli ma «la riduzione dei costi di approdo delle navi nei porti non è prevista, mentre diversi Stati membri dell’Ue, anticipando le indicazioni della Commissione europea, le hanno già introdotte». Sempre gli armatori chiedevano di poter effettuare crociere di cabotaggio, dirette cioè solo agli scali italiani, per far ripartire velocemente anche quel segmento. Ma nel decreto non c’è traccia nemmeno di questo provvedimento. E ora gli armatori sono sul piede di guerra.

Al porto di Ravenna arriva Jolly Vanadio, la più grande ro-ro portacontainer mai entrata nel canale candiano, approdata alle banchine del Terminal Sapir. Si tratta anche del primo approdo ravennate del gruppo armatoriale Ignazio Messina & C.

Agenziata da Italteam Shipping, Jolly Vanadio ha fatto scalo al terminalNord del gruppo Sapir per imbarcare un project cargo e impiantistica per le aziende italiane ABB, SACMI, Linxon e Boldrocchi Group. Imbarco frutto della collaborazione della compagnia genovese con primarie realtà del freight forwarding come R&R Spedizioni Internazionali, Bertling, Italiansped e Zaninoni.

Dopo Ravenna, la Jolly Vanadio completerà il carico nei porti del Mediterraneo Occidentale, per poi riprendere la rotta sulla linea regolare verso il Mar Rosso e il Golfo Arabico.

L'imbarco sarà reso possibile grazie alle particolari caratteristiche della nave – 240 metri di lunghezza e 37,5 metri di larghezza – e alla sua versatilità nel trasportare qualsiasi tipologia di merce: contenitori, rotabili, merce varia, project cargo, pezzi eccezionali, yacht. In particolare, la rampa poppiera ha una portata di 350 tonnellate, larga dodici metri e mezzi, con lla possibilità di imbarcare pezzi con un'altezza massima di sette metri.

«Un particolare ringraziamento al Comandante del porto di Ravenna, Capitano di Vascello Giuseppe Sciarrone, e al presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Centro Settentrionale, Daniele Rossi, oltre ai piloti, rimorchiatori e ormeggiatori, che hanno permesso l'approdo in sicurezza di una nave così grande nel loro porto», scrive una nota di Ignazio Messina.

Jolly Vanadio è stata varata nel 2015 e rappresenta, insieme alle altre sette unità gemelle di proprietà del Gruppo armatoriale genovese, uno dei fiori all'occhiello della società. Battono bandiera italiana e sono le ro-ro portacontenitori più grandi mai costruite al mondo, progettate in-house, godono dei più avanzati sistemi di riduzione dell'impatto ambientale, avendo ottenuto dal Rina la certificazione Greenplus. «Inoltre – conclude  Ignazio Messina – siamo stati i primi a conseguire la Certificazione Ambiente (UNI EN ISO 14001) e Salute e Sicurezza (BS OHSAS 18001) per tutte le attività logistiche svolte dalla Ignazio Messina & C. e dal Gruppo Messina, adottando un sistema di gestione aziendale ambiente e sicurezza integrato».

Roma 15 maggio 2020 – La Commissione europea ha presentato questa settimana una serie di linee guida per consentire una riapertura graduale e regolamentata dei confini tra i paesi della zona Schengen, allo scopo di promuovere il ritorno della mobilità delle persone e salvare il turismo, un settore economico che da solo rappresenta il 10% del PIL europeo.

Ai tempi della pandemia, è oltremodo urgente semplificare le regole e ridurre gli oneri amministrativi per i cittadini e le imprese che si preparano alla ripartenza e con questo intento è nata la nuova piattaforma UE, Fit for Future, che avvalendosi della collaborazione di esperti del settore e stakeholder aiuterà la Commissione a perseguire questo difficile ma ormai indifferibile obiettivo. Si lavorerà anche per garantire che la legislazione dell’UE si tenga al passo con le esigenze future e sia in grado di affrontare nuove sfide.

Inoltre, nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, la Commissione ha approvato in questi giorni una seconda modifica per estenderne ulteriormente l’ambito di applicazione, andando ad includere le misure di ricapitalizzazione e debito subordinato e sostenere maggiormente l’economia. Nel dettaglio 1900 miliardi di euro, destinati a fornire liquidità alle imprese, tutelare posti di lavoro, promuovere ricerca e sviluppo e garantire l’approvvigionamento necessario per combattere la pandemia.

In considerazione delle difficoltà dovute alla pandemia, la Commissione ha suggerito la proroga di alcune misure fiscali in modo da concedere agli Stati Membri e alle imprese più tempo di adeguarsi alle nuove norme.

Infine è stata approvata la proposta avanzata dalla Commissione di fornire 279 milioni di euro di aiuti di emergenza previsti in caso di catastrofi a Portogallo, Spagna, Italia e Austria. Il denaro sarà utilizzato per riparare i danni causati dalle gravi catastrofi naturali che hanno colpito questi quattro Stati membri nel 2019. I fondi saranno erogati attraverso il Fondo di solidarietà dell’UE, che eroga sovvenzioni agli Stati membri dell’UE e ai paesi candidati colpiti da gravi catastrofi naturali. Gli aiuti per l’Italia ammontano a 211,7 milioni di euro, a seguito ai fenomeni meteorologici estremi verificatisi in tutto il paese nell’autunno 2019.

Esprimo apprezzamento al Governo e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le misure a sostegno del trasporto marittimo contenute nel DL Rilancio. Costituiscono un significativo riconoscimento della situazione di obiettiva e temporanea difficoltà economica che sta vivendo il settore»

Il presidente dell'AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini, commenta così l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Legge che ha fornito le prime risposte alle indicazioni di Assoporti. Intervenuto sul tema, in occasione della riunione dell'Organismo di Partenariato svoltasi ieri, Corsini si è detto soddisfatto:

«Il Governo ha accolto le proposte presentate dall'Associazione dei Porti Italiani, andando incontro alle difficoltà che stanno attraversano in questo periodo le imprese terminaliste e fornitrici di manodopera».

Il n.1 dei porti di Livorno e Piombino ha apprezzato in particolar modo la previsione, presente nello schema di decreto della norma - e promossa per altro proprio da Livorno - che destina temporaneamente aree e banchine a funzioni portuali anche diverse da quelle previste nei piani regolatori portuali vigenti. Adesso occorre lavorare per migliorare ulteriormente il testo normativo.

«Le imprese artt. 16 appaltatrici - dice Corsini - sono una componente fondamentale del lavoro portuale e rappresentano un peculiarità del porto di Livorno: oggi si trovano in enorme difficoltà a causa la crisi dei traffici conseguente alla stagnazione della domanda del trasporto marittimo. La necessità dovrà essere posta all'attenzione del Governo al fine di poter eventualmente intervenire in sede di conversione del Decreto». Secondo il presidente dell'AdSP andrebbero infine individuati nuovi strumenti per dare sostanza alle Zone Logistiche Speciali: «Le ZLS dovrebbero essere il trampolino di lancio per attrarre nuovi investitori nelle aree retroportuali. Ma così come sono definite, senza i necessari incentivi fiscali, non possono essere efficaci. Bisogna equipararle alle ZES, prendendo atto del fatto che Livorno e Piombino sono aree di crisi complessa e che, alla luce dell emergenza covid le differenze tra nord e sud Italia si sono davvero attenuate».

Fonte: http://primo-magazine.blogspot.com/

15 maggio 2020 - L'ECSA e i suoi membri accolgono con favore l'impegno della Commissione e il messaggio centrale sulla necessità di procedere alla riapertura in modo coordinato e ordinato. L'industria apprezza l'impegno della Commissione a sostegno del turismo e degli operatori del trasporto passeggeri e, in particolare, l'approccio basato sugli obiettivi adottato dal pacchetto.

“Il pacchetto invia un chiaro messaggio agli Stati membri che gli operatori passeggeri devono essere supportati e che devono essere adottate tutte le misure necessarie per mantenere la loro liquidità - ha affermato Martin Dorsman, segretario generale dell'ECSA - Un'altra condizione chiave per far funzionare il pacchetto è il riavvio dei cambiamenti dell'equipaggio a livello globale e in Europa. L'UE è in una posizione unica per guidare questi sforzi e dare l'esempio da seguire per altre regioni. Accogliamo pertanto con favore l'impegno della Commissione a essere attiva nel coordinare gli sforzi degli Stati membri dell'UE in modo da garantire che tutti i servizi necessari siano messi in atto a livello nazionale. È essenziale uno stretto coordinamento all'interno della Commissione tra i diversi servizi responsabili dei settori marittimo, aeronautico, terrestre, sanitario, delle strutture ricettive, della polizia e dei controlli alle frontiere, dei visti e degli affari esterni”.

Fonte: http://primo-magazine.blogspot.com/

ROMA – Ci dicono che bisogna vedere, nella pesante crisi economica che sta marciando a fianco del Covid, anche il bicchiere mezzo pieno. Che fortunatamente c’è. E mentre fioccano le proteste perché il “Decreto Rilancio” sembra ignorare le problematiche della catena logistica, sulla stampa europea troneggiano due notizie: l’espansione di Trenitalia, che dopo essersi affermata in Gran Bretagna, Germania, Francia e Grecia adesso entra anche in Spagna sull’alta velocità, ponendo un’ipoteca (spendibile presto, dicono in FS) anche sull’alta capacità cargo. E l’arrivo della cinese FAW, una delle più grandi conglomerate nel campo dell’automotive, con un miliardo d’investimento in Emilia per creare un polo di auto d’alta gamma, anche elettrificate. Secondo Confindustria, nel giro di un anno potrebbero già esserci le prime assunzioni, a livello di specialisti. Non per niente i cinesi puntano su un territorio di grandi tradizioni automobilistiche al top come Ferrari, Maserati, Lamborghini eccetera.

Certo, la ricerca del bicchiere mezzo pieno avviene in un panorama di sconquassi non più solo annunciati, ma ormai in atto. Il “Decreto Rilancio” puntella ma non sana. Imprese a larghissimo respiro come i terminal portuali italiani stanno stringendo i denti, con ricorsi massicci (si veda il TDT labronico) alla cassa integrazione per passà a nuttata come si dice a Napoli. Ma anche dietro ai settori più sconvolti dalla pandemia si sta lavorando duro per accelerare la ripresa. Si vedano le crociere: quasi tutte le principali compagnie annunciano (o fanno filtrare la notizia) di aver impegnato i forzati fermi delle navi per ristrutturare specialmente gli impianti di condizionamento, con soluzioni Covid-free, ma anche altri interventi. La gente che conta sta tirando fuori i coglioni. Non ci si arrende. Si rilancia anche l’idea delle crociere nazionali, dove la certezza dei controlli in porto è più garantita e dove si può ripartire gradualmente. Boccate d’ossigeno dunque anche per quei porti che hanno continuato a investire nelle strutture d’accoglienza e nel valorizzare le proprie offerte turistiche.

C’è una grande voglia di normalità dunque, anche se il “Bomba, liberi tutti!” è ancora solo a metà strada; pure sui terminal, anche le aziende di trasporto merci su strada e su ferro, si stanno ricalibrando. E allora crediamoci, in questo bicchiere mezzo pieno. E guai a tirare i remi in barca. Il coraggio, diceva don Abbondio nei “Promessi sposi” di Manzoni, chi non ce l’ha non se lo può inventare. Dunque è arrivato il momento di dimostrare che ce l’abbiamo: il coraggio, i già citati attributi di cui sopra e la voglia di rispondere alla sfida del secolo. Potremo raccontare ai nostri nipoti come siamo stati capaci di vincere questa guerra anche e specialmente per loro.

Antonio Fulvi

Fonte: https://www.lagazzettamarittima.it/

Confitarma e ALIS mettono nel mirino la proroga alla convenzione con Tirrenia-CIN, Assarmatori (che la ha fra gli associati) critica i fondi ad Alitalia. ANCIP: “Lavoratori dimenticati”

Il Dl Rilancio non è ancora arrivato sulla scrivania del Consiglio dei Ministri, a palazzo Chigi, per la sua approvazione definitiva e già le varie bozze (anticipate da Ship2Shore) fanno già storcere il naso (eufemismo) a Confitarma e Assarmatori, le due associazioni dell’armamento italiano, ad ALIS, l’Associazione della Logistica Sostenibile, e ad ANCIP, l’Associazione delle Compagnie Portuali. Nel mirino finiscono le misure, o meglio la loro assenza, per i trasporti e la logistica, ma anche (in due casi su quattro) il possibile e ormai quasi certo rinnovo della concessione a Tirrenia-CIN per la continuità territoriale di Sardegna e Sicilia, per un importo di circa 72 milioni di euro annui.

 “Non è stato dato nulla a chi ha dato tanto in questo periodo - spiega Mario Mattioli, Presidente di Confitarma - Siamo considerati un servizio essenziale quando è necessario assicurare i collegamenti marittimi ma poi veniamo dimenticati quando bisogna sostenere le imprese di navigazione. Non vorremmo che la proroga della convenzione Tirrenia per altri 12 mesi, con un esborso per lo Stati di ulteriori 72 milioni di Euro, nonostante la Commissione Europea si sia chiaramente espressa contro qualsiasi proroga, sia la causa della difficoltà del Governo nel reperire le risorse per il nostro settore”.

“Abbiamo chiesto la riduzione temporanea del costo del lavoro – aggiunge Mattioli – per tutte quelle imprese marittime con unità iscritte nelle matricole nazionali che, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza COVID-19, stanno subendo notevoli cali di fatturato pur continuando ad assicurare quotidianamente servizi strategici ed essenziali per il Paese come la continuità territoriale e i rifornimenti energetici. Non abbiamo letto neanche della previsione di misure richieste da Confitarma per la riduzione dei costi di approdo delle navi nei porti, mentre diversi Stati membri dell’Ue, anticipando le indicazioni della Commissione europea, le hanno già introdotte”.

Quindi, dal numero uno di Confitarma, l’auspicio che nel testo definitivo del decreto  “siano accolte le nostre richieste, incluse quelle a costo zero, come ad esempio la possibilità di effettuare crociere anche solo tra porti nazionali, così come già si sta programmando in altri Paesi dell’Ue, per contribuire al rilancio della filiera del turismo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda i cahiers de doléances di ALIS: “Un settore strategico ed essenziale come quello del trasporto e della logistica, che non si è mai fermato durante l’emergenza e che sta affrontando notevoli criticità oggettive dovute alla crisi socio-economica, ha bisogno di interventi immediati e strutturali, non solo di ringraziamenti. Lo abbiamo più volte sottolineato e, anche adesso dopo le bozze del Decreto Rilancio circolate nelle ultime ore, lo ribadiamo con ancor più forza. Ci aspettavamo dal Governo misure straordinarie di sostegno alle aziende e ai lavoratori del comparto, soprattutto considerando l’importanza fondamentale dei servizi svolti per la vita quotidiana del popolo italiano”, tuona il Direttore Generale Marcello Di Caterina.

 “In tutta Europa sono stati introdotti regimi e dati aiuti ai settori del trasporto e della logistica, non a singole imprese, mentre in Italia pare si stia scegliendo di fare il contrario, con la conseguenza di aumentare il gap concorrenziale e le difficoltà degli autotrasportatori e di tutti gli operatori logistici. Al rifinanziamento delle misure incentivanti Marebonus e Ferrobonus, si è aggiunto poco altro. Il  Governo, anziché supportare l’intero settore, si è invece preoccupato del sostegno ad una singola azienda in crisi, Tirrenia”.

Si unisce al coro delle proteste anche Assarmatori, che però nella sua nota non cita la vicenda Tirrenia-CIN: per dovere di cronaca va detto che il Gruppo Onorato Armatori, cui fa capo la compagnia, è iscritto proprio a questa associazione. “Il Governo ha deciso di salvare il trasporto aereo e affondare quello marittimo, assumendosi una grave responsabilità in un Paese al centro del Mediterraneo, dove un sesto della popolazione vive su isole e il 90% della produzione di merci dipende dal trasporto marittimo per l’approvvigionamento delle materie prime o per la distribuzione del prodotto finito. Nell’ultima versione del Decreto Rilancio, infatti, all’articolo 201 è previsto un fondo di 150 milioni per la compensazione dei danni subiti dalle compagnie aeree nazionali per effetto della riduzione del numero dei passeggeri trasportati durante la fase di emergenza da Coronavirus e all’articolo 206 è previsto un fondo di 3 miliardi di euro per la costituzione di una nuova compagnia di bandiera. Per le compagnie di navigazione, che i passeggeri proprio non li possono tuttora imbarcare, non è stato invece previsto alcun indennizzo o aiuto, se si esclude la sospensione della tassa di ancoraggio. Altro che sostenere le attività marittime e impedire il tracollo di un settore strategico dell’economia nazionale e l’immediata cancellazione di migliaia di posti di lavoro, come il Governo aveva assicurato di voler fare. Il tempo sta scadendo facendo emergere i confini di una crisi sistemica che, per un Paese che dipende in modo così evidente dal trasporto marittimo, è destinata ad assumere le caratteristiche di un vero e proprio suicidio collettivo”, fa sapere una nota dell’associazione presieduta da Stefano Messina.

E le lamentele sono piuttosto corpose anche nel testo inviato da ANCIP direttamente al Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli: “Stando anche all’ultimo testo circolante, non si intravvedono misure volte a risolvere i problemi dei lavoratori dei porti. Non è accettabile che il principio dell’autonomia amministrativa e contabile delle Autorità di Sistema Portuale venga derogato solo per i vettori marittimi, leggasi armatori per lo più battenti bandiere extracomunitarie, a cui sono concessi gli azzeramenti della tassa di ancoraggio, mentre questa deroga non venga minimamente contemplata per gli aiuti alle imprese art. 17 che de facto svolgono un ruolo di servizio di interesse economico generale a beneficio dell’efficienza e dell’operatività dei porti italiani, quindi dell’interesse generale della nazione intera. Giova, inoltre, ricordare che non è stata prevista nessuna indicazione o norma per arginare ed impedire le attività di autoproduzione da parte degli armatori, la cui autorizzazione è spesso ottenuta in spregio alla normativa vigente. Occorre, inoltre, che le autorizzazioni ex art. 17 vengano tutte prorogate di almeno 5 anni dalla rispettiva scadenza (ivi comprese quelle attualmente in regime di proroga) al fine di concedere a tutte le imprese interessate un congruo periodo per recuperare efficienza, produttività e redditività eventualmente perse a causa dell’emergenza sanitaria”.

Fonte: http://www.ship2shore.it/

 

Grazie ai 1300 operatori professionali che si sono registrati e partecipato, al  Comitato Promotore composto da Confetra, ALSEA e The International Propellers Club, ai politici ed amministratori che sono intervenuti, alle aziende che ci hanno sostenuto, ai relatori e ai coordinatori delle sessioni che hanno fatto l’evento, ai media che hanno seguito i lavori, ai partner che lo hanno promosso, ai patrocinatori che lo hanno fatto proprio.
Grazie a voi, Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry si conferma l’appuntamento annuale di riferimento per il confronto e la collaborazione trilaterale tra mondo della produzione, mondo logistico e mondo politico-amministrativo.

Ma non ci fermiamo qui. La logistica è un pilastro strategico dell’economia e della politica di un Paese, ed è uno dei punti di controllo di tutti i settori cruciali per la società: territorio, lavoro, sostenibilità, competenze, formazione. L’Italia nel mondo post-globale deve affrontare sfide difficili in questo campo, per proseguire nel proprio sviluppo ma anche per conservare le posizioni conquistate a caro prezzo.
Restate con noi nell’impegno di allargare la consapevolezza dell’importanza cruciale del lavoro di tutti coloro che affrontano queste sfide. Vincerle dipende un po’ anche da questo.

The International Propeller Club

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