GAETA – La cantieristica costituisce un segmento fondamentale della blue economy e una voce economicamente importante del “Pil” della città di Gaeta e dell’intero comprensorio. In quest’ottica il suo rilancio e potenziamento passano attraverso l’attuazione della delibera dell’ex commissario del Comune, il prefetto Bruno Frattasi, che prevede la riqualificazione funzionale di queste storiche attività.
Ne è convinto il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Francesco Maria di Majo che ha annunciato la richiesta e il possibile arrivo di un finanziamento a fondo perduto di oltre 500 mila euro da parte del MIT per la progettazione di un comparto che per decenni ha operato in un’area disciplinata come “scuola e servizi” dal Piano Regolatore Generale del Comune di Gaeta. “L’AdSP opererà in stretta sinergia con l’amministrazione comunale alla quale, subito dopo la pausa estiva, proporremo di sottoscrivere uno specifico Protocollo d’Intesa – spiega di Majo – che definisca le linee guida, il cronoprogramma e l’iter per approntare il progetto preliminare con cui finalmente sarà materializzato lo storico progetto di sistemazione e di riqualificazione di un ampio tratto del waterfront alle porte della città di Gaeta”.
30 luglio 2020 - Umberto Masucci, Presidente del Propeller Club Port of Naples, ha rivolto a tutto il cluster marittimo nazionale un invito video per la Naples Shipping Week.
“Il Propeller Club Port of Naples insieme a Cllickutility Team ha deciso di mantenere nel 2020 la IV edizione della Naples Shipping Week come grande segnale di resilienza e ripartenza di tutto il cluster marittimo napoletano. Tutti gli stakeholder istituzionali, oltre il cluster marittimo, sono convinti che questa edizione sarà un successo”.
“Sarà un’edizione molto interessate con tanti eventi, con il pubblico in sala ma anche in streaming, con una regia televisiva che assicurerà a migliaia di persone, anche fuori da Napoli e fuori dall'Italia, la possibilità di partecipare”.
“Abbiamo la conferma che a tagliare il nastro inaugurale sarà il Ministro della Ricerca e dell’Università Manfredi, che parteciperà a un’importante sessione sul rapporto tra il porto e la città”.
Il 21 maggio The International Propeller Club of Milan, presieduto da Riccardo Fuochi, ha organizzato un interessante webinar dedicato all’approfondimento dell’istituto della Zona Economica Speciale, un tema di grande attualità ancor più in questo delicato periodo storico, in cui è necessario individuare soluzioni concrete per la ripresa economica del Paese post COVID-19. Per l’occasione è stato invitato come relatore l'avvocato Maurizio D’Amico, membro dell’Executive Board della Federazione Mondiale delle Zone Franche e delle Zone Economiche Speciali - FEMOZA, nonché esperto a livello nazionale ed internazionale sull’argomento. Dopo i saluti iniziali del Presidente Fuochi e del Presidente dell’International Propeller Club Nazionale Umberto Masucci, è iniziata la relazione di D’Amico, intitolata “La Zona Economica Speciale ‘di Salvaguardia’ del patrimonio produttivo nazionale per la nuova partenza dell'Italia al tempo del COVID-19”.
Il relatore, dopo avere descritto analiticamente le caratteristiche delle zone economiche speciali, ha evidenziato i limiti dell’attuale quadro normativo italiano dedicato alle ZES e a similari istituti, come le Zone Logistiche Semplificate, che hanno impedito finora, diversamente da ciò che è avvenuto all’estero, il decollo di tali eccezionali strumenti di accelerazione dello sviluppo economico.
Tale fallimentare start-up - ha affermato D’Amico - è in gran parte riconducibile al modello italiano delineato dal frammentato quadro normativo, dal quale è scaturito tutt’al più un simulacro di Zona Economica Speciale, che non corrisponde né per l’entità delle agevolazioni e dei benefici previsti (ad esempio gli incentivi fiscali sono inconsistenti), né per il quadro della governance prescelta, alle ZES vere e proprie unanimemente riconosciute come vincenti a livello internazionale.
"Quanto alle agevolazioni amministrative - ha continuato - il tema delle semplificazioni come è affrontato, le rende ben poca cosa, anzi si può dire che sono del tutto inconsistenti, anche considerando che l’Italia ha il ben poco invidiabile primato di avere, forse, il più burocratico apparato amministrativo del mondo, con un gravoso sistema legislativo e regolamentare, molto elefantiaco, confuso, frammentato e grammaticalmente carente (si vedano gli ultimi rapporti internazionali) che non può che scoraggiare qualsiasi imprenditore, anche il più ostinato, desideroso di investirvi".
Per tale ragione l’avvocato D’Amico ha illustrato la sua proposta di istituire la Zona Economica Speciale “di Salvaguardia” del patrimonio produttivo nazionale, che sarebbe finalizzata da un lato ad eliminare i precitati limiti rivitalizzando il modello italiano e colmando l’assenza di una vision di lungo periodo, dall’altro ad aiutare il tessuto produttivo nazionale ad una “nuova partenza” con vigore, assicurandogli concretamente un ambiente operativo business-oriented, dove il regime applicato è molto più coerente con le esigenze delle imprese.
Infine l’avvocato D'Amico si è soffermato sul tema dei benefici ricavabili dall’estensione del quadro normativo relativo alle Zone Economiche Speciali (e degli istituti similari) al settore dell'Orange Economy, per la ripresa in particolare delle imprese culturali, dell’industria creativa e dell’industria del turismo. In particolare, attraverso l’illustrazione di modelli vincenti di ZES specializzate a livello internazionale nel settore dell'arte, ha descritto i possibili vantaggi ricavabili a beneficio dell’intera filiera del mercato dell’arte, delle imprese del comparto logistico di riferimento ed anche del circuito museale. Attraverso l’introduzione delle agevolazioni e degli incentivi, tipici delle Zone Economiche Speciali, nel settore della cultura e dell'arte, di cui l’Italia è la culla di fronte al mondo - ha sostenuto D’Amico - il Sistema Paese potrebbe acquisire vantaggi e competitività finora sconosciuti, con sicure ricadute positive in termini di crescita del volume di affari e di opportunità occupazionali.
"L’unicità mondiale dell’eredità culturale ed artistica italiana abbinata all’utilizzo da parte del Governo del regime business-oriented tipico delle zone economiche speciali - ha concluso D’Amico - potrebbe costituire una delle possibili soluzioni endogene alla crisi economica post-COVID19, in un settore che prima del lockdown contribuiva in maniera rilevante al PIL complessivo del Sistema Paese".
Al termine della relazione si è sviluppato un interessante dibattito tra il relatore e i partecipanti al webinar, con gli interventi in particolare del Presidente Riccardo Fuochi, del Presidente di Arterìa Alvise di Canossa, del Presidente dell'International Propeller Club Nazionale Umberto Masucci, di Franco Larizza, Amministratore unico di LC Larizza Consulting.
Infine il Presidente Riccardo Fuochi, nel salutare i partecipanti, ha concluso l’appuntamento con un messaggio chiaro: il “New Deal Italia” potrebbe veramente iniziare partendo anzitutto dalla cultura e dall’arte.
Fonte: https://telenord.it/d-amico-una-zes-di-salvaguardia-per-la-ripartenza-dell-italia-dopo-l-emergenza
«Dove abbia visto Landini, in giro per l'Italia negli ultimi due mesi, tutti questi tir, treni merci, navi o aerei full cargo che trasportavano merci rifornendo industrie floride o negozi aperti e pieni, resta per noi un mistero. Evidentemente gli è sfuggito il lockdown».
Queste la parole di Guido Nicolini, presidente della confederazione della logistica e dei trasporti, che risponde così al segretario della Cgil. In un’intervista a la Stampa, il leader sindacale si era infatti detto favorevole all’esenzione del pagamento dell’Irap decisa dal governo per le «aziende che hanno subito una riduzione del fatturato», ma si era anche chiesto perché «non farla pagare a chi invece, anche durante il lockdown non solo non ha subito flessioni nei ricavi, ma li ha addirittura aumentati». Dal suo punto di vista gli incrementi ci sarebbero infatti stati in «molti settori, dall’agroalimentare alla logistica».
Ma Nicolini è di parere diverso: «Mi pare evidente che Maurizio Landini non sappia di cosa parla, visto che il sistema portuale ha perso il 25% dei volumi, l'autotrasporto il 50%, le imprese di spedizioni internazionali il 40%, il cargo aereo addirittura il 70%, il cargo ferroviario il 35%».
Che poi aggiunge: «Per fortuna le rilevazioni dei transiti dei nostri vettori e dei volumi che essi trasportano, nel nostro Settore, sono comunicate da fonti pubbliche ed istituzionali e cioè le Autorità di Sistema Portuale, RFI, che gestisce la rete ferroviaria, Autostrade, l'Enac».
Per Nicolini, è fondamentale aggiungere che «tutti i principali e più autorevoli istituti di ricerca economica prevedono un calo del settore trasporti e logistica, su base annua 2020, stimabile tra il 18 ed il 25%. Tradotto in numeri: l'import / export nazionale conoscerà una contrazione di 90 milioni di tonnellate di merci, causata dalle crisi di produzione industriale e dei consumi, e le 95 mila imprese che compongono il settore perderanno oltre 17 miliardi di euro di fatturato».
Fonte: https://ferrovie.info/
Genova - Due mesi di stop quasi completo, con le entrate praticamente azzerate e i costi elevati che vanno comunque sostenuti: dai marittimi a bordo, ai servizi minimi per mantenere le navi. Gli armatori italiani stanno lottando in alcuni casi persino per la sopravvivenza, ma l’ultima battaglia da combattere è politica
Genova - Due mesi di stop quasi completo, con le entrate praticamente azzerate e i costi elevati che vanno comunque sostenuti: dai marittimi a bordo, ai servizi minimi per mantenere le navi. Gli armatori italiani stanno lottando in alcuni casi persino per la sopravvivenza, ma l’ultima battaglia da combattere è politica. Il decreto Rilancio del governo «ci ha dimenticati, non c’è niente di quello che avevamo chiesto all’esecutivo» hanno tuonato per una volta all’unisono le due associazioni di categoria, Confitarma e Assarmatori. In ballo ci sono le migliaia di posti di lavoro generati dal settore (per l’Istat sono 38 mila i comunitari che lavorano su navi italiane), i lavoratori a terra e indirettamente anche i tanti operai che affollano i bacini dei cantieri navali. Il conto è salatissimo. Solo la merce ha potuto viaggiare per mare, i passeggeri sono invece rimasti a casa. La chiusura delle isole è stata decisa per creare una barriera naturale al virus. Navi ferme, ma equipaggi da pagare. E per le crociere è stato un disastro: Costa, la compagnia che fa parte del gruppo Carnival, è stata costretta a fare ricorso alla cassa integrazione. Ieri il boss americano Arnold Donald ha annunciato altri sacrifici «inevitabili, ma dolorosi» in attesa di poter ripartire. In fondo il colosso brucia ogni mese quasi un miliardo di dollari di cassa e per sopravvivere è costretto a tagliare. Per questo ieri il numero uno di Federlogistica Luigi Merlo ha tuonato: «Il governo ha ignorato il settore delle crociere e adesso a rischio ci sono 120 mila posti di lavoro». Nel conto finiscono anche i dipendenti dei cantieri navali: se le compagnie sono in crisi, non si costruiscono più navi e i bacini rischiano di rimanere vuoti. Il lockdown ha colpito e rischia di affondare molte compagnie.
Tirrenia riceverà una proroga per la convenzione da 72 milioni di euro in scadenza per la continuità territoriale, ma le acque per il gruppo Onorato che controlla anche l’ex flotta di Stato, sono agitate e nel pieno dell’emergenza pandemia, c’era stato anche il sequestro dei conti correnti per le rate non pagate alla bad company sopravvissuta alla gestione pubblica. E gli armatori su questa unica mossa del governo, hanno anche litigato: Confitarma non vede di buon occhio quella manovra e si è chiesta se i 72 milioni “prorogati” a Tirrenia (che fa parte dell’associazione concorrente) non avessero drenato risorse «destinate invece all’intero settore». Il governo nel decreto Rilancio ha previsto invece 26 milioni di euro per gli ormeggiatori, ma delle richieste delle associazioni degli armatori non c’è traccia. Il mancato incasso per lo stop imposto alle navi, era tra i primi punti della lista inoltrata da Assarmatori all’esecutivo: ci sono soldi per il trasporto aereo e per le ferrovie. Non ci sono per le navi.
Nell’elenco c’era anche la decontribuzione per i 3.000 marittimi delle compagnie che effettuano cabotaggio, come avviene per il Registro Internazionale e il sostegno al reddito per gli equipaggi rimasti a casa per colpa della crisi innescata dalla pandemia: serve una misure alternativa e a supporto del fondo Solimare, hanno scritto più volte gli armatori al governo che dovrebbe averli accontentati però sulle Zone economiche speciali e gli sgravi che garantiscono così da poter riprendere meglio e più velocemente gli scambi. La grande battaglia era stata invece combattuta sull’abolizione delle tasse di ancoraggio nei porti. Misura che avrebbe permesso agli armatori di risparmiare, per la quale il numero uno di Confitarma Mario Mattioli ma «la riduzione dei costi di approdo delle navi nei porti non è prevista, mentre diversi Stati membri dell’Ue, anticipando le indicazioni della Commissione europea, le hanno già introdotte». Sempre gli armatori chiedevano di poter effettuare crociere di cabotaggio, dirette cioè solo agli scali italiani, per far ripartire velocemente anche quel segmento. Ma nel decreto non c’è traccia nemmeno di questo provvedimento. E ora gli armatori sono sul piede di guerra.
Al porto di Ravenna arriva Jolly Vanadio, la più grande ro-ro portacontainer mai entrata nel canale candiano, approdata alle banchine del Terminal Sapir. Si tratta anche del primo approdo ravennate del gruppo armatoriale Ignazio Messina & C.
Agenziata da Italteam Shipping, Jolly Vanadio ha fatto scalo al terminalNord del gruppo Sapir per imbarcare un project cargo e impiantistica per le aziende italiane ABB, SACMI, Linxon e Boldrocchi Group. Imbarco frutto della collaborazione della compagnia genovese con primarie realtà del freight forwarding come R&R Spedizioni Internazionali, Bertling, Italiansped e Zaninoni.
Dopo Ravenna, la Jolly Vanadio completerà il carico nei porti del Mediterraneo Occidentale, per poi riprendere la rotta sulla linea regolare verso il Mar Rosso e il Golfo Arabico.
L'imbarco sarà reso possibile grazie alle particolari caratteristiche della nave – 240 metri di lunghezza e 37,5 metri di larghezza – e alla sua versatilità nel trasportare qualsiasi tipologia di merce: contenitori, rotabili, merce varia, project cargo, pezzi eccezionali, yacht. In particolare, la rampa poppiera ha una portata di 350 tonnellate, larga dodici metri e mezzi, con lla possibilità di imbarcare pezzi con un'altezza massima di sette metri.
«Un particolare ringraziamento al Comandante del porto di Ravenna, Capitano di Vascello Giuseppe Sciarrone, e al presidente dell'Autorità di sistema portuale dell'Adriatico Centro Settentrionale, Daniele Rossi, oltre ai piloti, rimorchiatori e ormeggiatori, che hanno permesso l'approdo in sicurezza di una nave così grande nel loro porto», scrive una nota di Ignazio Messina.
Jolly Vanadio è stata varata nel 2015 e rappresenta, insieme alle altre sette unità gemelle di proprietà del Gruppo armatoriale genovese, uno dei fiori all'occhiello della società. Battono bandiera italiana e sono le ro-ro portacontenitori più grandi mai costruite al mondo, progettate in-house, godono dei più avanzati sistemi di riduzione dell'impatto ambientale, avendo ottenuto dal Rina la certificazione Greenplus. «Inoltre – conclude Ignazio Messina – siamo stati i primi a conseguire la Certificazione Ambiente (UNI EN ISO 14001) e Salute e Sicurezza (BS OHSAS 18001) per tutte le attività logistiche svolte dalla Ignazio Messina & C. e dal Gruppo Messina, adottando un sistema di gestione aziendale ambiente e sicurezza integrato».
Roma 15 maggio 2020 – La Commissione europea ha presentato questa settimana una serie di linee guida per consentire una riapertura graduale e regolamentata dei confini tra i paesi della zona Schengen, allo scopo di promuovere il ritorno della mobilità delle persone e salvare il turismo, un settore economico che da solo rappresenta il 10% del PIL europeo.
Ai tempi della pandemia, è oltremodo urgente semplificare le regole e ridurre gli oneri amministrativi per i cittadini e le imprese che si preparano alla ripartenza e con questo intento è nata la nuova piattaforma UE, Fit for Future, che avvalendosi della collaborazione di esperti del settore e stakeholder aiuterà la Commissione a perseguire questo difficile ma ormai indifferibile obiettivo. Si lavorerà anche per garantire che la legislazione dell’UE si tenga al passo con le esigenze future e sia in grado di affrontare nuove sfide.
Inoltre, nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, la Commissione ha approvato in questi giorni una seconda modifica per estenderne ulteriormente l’ambito di applicazione, andando ad includere le misure di ricapitalizzazione e debito subordinato e sostenere maggiormente l’economia. Nel dettaglio 1900 miliardi di euro, destinati a fornire liquidità alle imprese, tutelare posti di lavoro, promuovere ricerca e sviluppo e garantire l’approvvigionamento necessario per combattere la pandemia.
In considerazione delle difficoltà dovute alla pandemia, la Commissione ha suggerito la proroga di alcune misure fiscali in modo da concedere agli Stati Membri e alle imprese più tempo di adeguarsi alle nuove norme.
Infine è stata approvata la proposta avanzata dalla Commissione di fornire 279 milioni di euro di aiuti di emergenza previsti in caso di catastrofi a Portogallo, Spagna, Italia e Austria. Il denaro sarà utilizzato per riparare i danni causati dalle gravi catastrofi naturali che hanno colpito questi quattro Stati membri nel 2019. I fondi saranno erogati attraverso il Fondo di solidarietà dell’UE, che eroga sovvenzioni agli Stati membri dell’UE e ai paesi candidati colpiti da gravi catastrofi naturali. Gli aiuti per l’Italia ammontano a 211,7 milioni di euro, a seguito ai fenomeni meteorologici estremi verificatisi in tutto il paese nell’autunno 2019.
Esprimo apprezzamento al Governo e al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per le misure a sostegno del trasporto marittimo contenute nel DL Rilancio. Costituiscono un significativo riconoscimento della situazione di obiettiva e temporanea difficoltà economica che sta vivendo il settore»
Il presidente dell'AdSP del Mar Tirreno Settentrionale, Stefano Corsini, commenta così l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Decreto Legge che ha fornito le prime risposte alle indicazioni di Assoporti. Intervenuto sul tema, in occasione della riunione dell'Organismo di Partenariato svoltasi ieri, Corsini si è detto soddisfatto:
«Il Governo ha accolto le proposte presentate dall'Associazione dei Porti Italiani, andando incontro alle difficoltà che stanno attraversano in questo periodo le imprese terminaliste e fornitrici di manodopera».
Il n.1 dei porti di Livorno e Piombino ha apprezzato in particolar modo la previsione, presente nello schema di decreto della norma - e promossa per altro proprio da Livorno - che destina temporaneamente aree e banchine a funzioni portuali anche diverse da quelle previste nei piani regolatori portuali vigenti. Adesso occorre lavorare per migliorare ulteriormente il testo normativo.
«Le imprese artt. 16 appaltatrici - dice Corsini - sono una componente fondamentale del lavoro portuale e rappresentano un peculiarità del porto di Livorno: oggi si trovano in enorme difficoltà a causa la crisi dei traffici conseguente alla stagnazione della domanda del trasporto marittimo. La necessità dovrà essere posta all'attenzione del Governo al fine di poter eventualmente intervenire in sede di conversione del Decreto». Secondo il presidente dell'AdSP andrebbero infine individuati nuovi strumenti per dare sostanza alle Zone Logistiche Speciali: «Le ZLS dovrebbero essere il trampolino di lancio per attrarre nuovi investitori nelle aree retroportuali. Ma così come sono definite, senza i necessari incentivi fiscali, non possono essere efficaci. Bisogna equipararle alle ZES, prendendo atto del fatto che Livorno e Piombino sono aree di crisi complessa e che, alla luce dell emergenza covid le differenze tra nord e sud Italia si sono davvero attenuate».
Fonte: http://primo-magazine.blogspot.com/
15 maggio 2020 - L'ECSA e i suoi membri accolgono con favore l'impegno della Commissione e il messaggio centrale sulla necessità di procedere alla riapertura in modo coordinato e ordinato. L'industria apprezza l'impegno della Commissione a sostegno del turismo e degli operatori del trasporto passeggeri e, in particolare, l'approccio basato sugli obiettivi adottato dal pacchetto.
“Il pacchetto invia un chiaro messaggio agli Stati membri che gli operatori passeggeri devono essere supportati e che devono essere adottate tutte le misure necessarie per mantenere la loro liquidità - ha affermato Martin Dorsman, segretario generale dell'ECSA - Un'altra condizione chiave per far funzionare il pacchetto è il riavvio dei cambiamenti dell'equipaggio a livello globale e in Europa. L'UE è in una posizione unica per guidare questi sforzi e dare l'esempio da seguire per altre regioni. Accogliamo pertanto con favore l'impegno della Commissione a essere attiva nel coordinare gli sforzi degli Stati membri dell'UE in modo da garantire che tutti i servizi necessari siano messi in atto a livello nazionale. È essenziale uno stretto coordinamento all'interno della Commissione tra i diversi servizi responsabili dei settori marittimo, aeronautico, terrestre, sanitario, delle strutture ricettive, della polizia e dei controlli alle frontiere, dei visti e degli affari esterni”.